Per l’undicesima volta in Confcommercio, lo scorso 29 maggio,  è andata  in scena “Legalità, ci piace!”, la Giornata nazionale ideata dalla Confederazione per promuovere e rafforzare la cultura della legalità. Insieme al Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sono intervenuti il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il Sottosegretario di Stato all’Interno Nicola Molteni, la Vice Presidente di Confcommercio con incarico per la Legalità e la Sicurezza, Patrizia Di Dio, il Comandante Unità Speciali della Guardia di Finanza, Rosario Massino.

Nel corso dell’evento è stata presentata un’indagine Confcommercio-Format Research: nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268mila posti di lavoro regolari. In particolare, l’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,9 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,8 miliardi (stime Ufficio Studi Confcommercio).

L’usura resta il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 24,4%), seguito da furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%), atti di vandalismo (21,1%). Più di un imprenditore su tre teme il rischio di essere esposto a fenomeni criminali. In particolare, i furti sono il crimine che preoccupa di più in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (per il 30,4%). Il 22,2% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato al Sud (25,6%). Di fronte all’usura e al racket il 62,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, mentre il 27,1% dichiara che non saprebbe cosa fare.

Oltre sei imprese su dieci (il 62,8%) si ritengono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione. Concorrenza sleale (per il 59,9%) e riduzione dei ricavi (per il 29,1%) sono gli effetti più pesanti. Un consumatore su quattro (il 24,2%) ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale nel 2023. Di questi, la maggior parte (il 70,6%) ha utilizzato il canale online e circa la metà (il 45,6%) ha effettuato acquisti esclusivamente online. Capi di abbigliamento (64,1%), pelletteria (32,4%) e calzature (31%) restano i prodotti contraffatti più acquistati. La maggior parte dell’intrattenimento (86,4% della musica, film, abbonamenti tv, etc.), dei prodotti di elettronica (65,9%), dei profumi e cosmetici (59,5%) e dei parafarmaci (58,6%) passa dagli acquisti online. L’acquisto di prodotti o servizi illegali è soprattutto collegato a ragioni economiche.

Si pensa di fare un buon affare, risparmiando (per il 71,3%), è ritenuto normale ed è utile per chi è in difficoltà economiche (per il 74,4%), si è informati sul rischio di incorrere in sanzioni amministrative (per il 65,5%). Il 66,4% dei consumatori ritiene che sui canali di vendita online sia più facile cadere nella trappola dell’acquisto inconsapevole di articoli contraffatti e al 21,5% degli intervistati è capitato di acquistare online prodotti contraffatti credendo che fossero originali.

“Uno degli aspetti simbolicamente più efficaci di questa Giornata della Legalità di Confcommercio, da sempre, è stato proprio l’intervento al nostro fianco, a livello nazionale e locale, di istituzioni e forze dell’ordine. Senza questa preziosa “alleanza”, la Giornata della Legalità rischierebbe di rimanere solo una bella iniziativa. Invece, grazie all’alleanza con istituzioni, terzo settore e forze dell’ordine, questo momento corale diventa l’occasione di un impegno collettivo. Dopo tanti anni di “Legalità ci piace” possiamo dire con sempre maggior convinzione – e penso di interpretare anche le cose che ha detto la nostra Vice Presidente Patrizia Di Dio – che “legalità e sicurezza non sono mai un tema individuale”. Legalità e sicurezza sono per eccellenza un’istanza collettiva. Legalità e sicurezza sono un tema dove si misura la tenuta delle comunità e che non trovano mai soluzioni efficaci nelle solitudini. Proprio questa Giornata di Confcommercio è fatta quindi per respingere la solitudine degli imprenditori di fronte a fenomeni che talvolta sembrano sempre più grandi di loro, ma che li coinvolgono fin nel più piccolo aspetto della loro esistenza. Quest’anno ci siamo dedicati, come potete vedere dai dati, prevalentemente a due grandi tipologie di reato. Da una parte mi riferisco a reati come usura, estorsioni, rapine, reati violenti, che gli imprenditori subiscono e temono apertamente, anche se in alcuni casi faticano per paura nel denunciare. Dall’altra parte, ci sono invece i reati come contraffazione e abusivismo, che potremmo definire “bianchi” perché hanno un percepito di minor violenza e sono veicolati in modo più o meno consapevole dalle stesse scelte dei consumatori. Eppure, queste due tipologie di reato, che a prima vista tanto sembrano distanti, hanno in comune molto più di quanto possa sembrare. Innanzitutto, tutti questi reati costano tantissimo alla nostra economia e alla sua potenzialità di crescita. Ricordo che nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268mila posti di lavoro regolari.  E sia i reati violenti che quelli che ho definito “bianchi” alimentano, e sono alimentati, in ugual misura da un, lo definisco così, allentamento del “patto sociale” e da un parallelo avanzare della criminalità organizzata.  Dietro ai prodotti contraffatti e all’abusivismo di frequente, per non dire quasi sempre, c’è infatti il racket della criminalità organizzata. Quindi, se sul pubblico fanno più notizia estorsioni e rapine e agli imprenditori fanno più paura i furti (lo dicono i dati), in realtà contraffazione e abusivismo non sono meno dannosi per tutti. Tutti questi reati, nessuno escluso, alimentano l’insicurezza e deteriorano il nostro vivere insieme. Esiste, tuttavia, una grande arma che contrasta tutti questi reati, nessuno escluso. L’arma è investire nella cultura della legalità. Guardate, a questo proposito, la presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito, l’amico Beppe, qui oggi con noi non è certo dovuta soltanto al rapporto di stima ed amicizia che ci lega. La presenza del Ministro Valditara ha un alto valore simbolico per la nostra “Legalità ci piace!”: sottolinea il tema dell’educazione alla legalità, dell’importanza di agire sulle nuove generazioni con l’educazione, la formazione, l’esempio. E così mi fa piacere concludere questo mio breve intervento con la citazione di un libro per ragazzi, scritto da una grande firma della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, a testimonianza che spesso le cose che fanno bene (sport e cultura) si tengono insieme. Il libro di Garlando che voglio citare si chiama “Per questo che mi chiamo Giovanni” e racconta, con gli occhi di un ragazzino di 10 anni, la storia un negoziante di giocattoli vittima di estorsione che decide di ribellarsi alla criminalità e chiama il proprio figlio Giovanni, in onore del grande Giovanni Falcone. Nel libro di Garlando si legge: “Quando la pianta è ancora piccola è più facile raddrizzarla. Più cresce storta, più sarà difficile farlo dopo. Anche da piccoli si può combattere contro il mostro. Abituarsi alle prepotenze, scambiarle per leggi giuste, è già un modo di perdere la guerra. Difendere le proprie figurine è già un modo per vincerla.” Ecco: non si è mai troppo piccoli per imparare la legalità. Nessun gesto è troppo piccolo per non contare. Nessuna scelta è troppo piccola per non avere delle conseguenze. Noi ci crediamo. E tutti insieme ci battiamo per dire che la “Legalità Ci Piace!”, ma soprattutto ci piace l’idea che possa diventare sempre più una battaglia comune, che attraversa i territori, i settori, il tempo, le generazioni, la Confcommercio in tutte le sue  manifestazioni.

legalitàcipiace! #Ascomcè

 

Fonte: Confcommercio Imprese per l’Italia