“Milleproroghe”: dehors liberi fino al 31 dicembre 2023

Bar e ristoranti esonerati fino a fine anno dall’obbligo di autorizzazioni paesaggistica e culturale, concessioni valide fino al 31 dicembre 2024, rinvio al 30 aprile del payback sanitario. Fiducia alla Camera il 22 febbraio. Confcommercio: “servono interventi ulteriori a tutela delle imprese”.

Via libera alla proroga fino al 31dicembre 2023 dei dehors senza autorizzazioni paesaggistica e culturale per bar e ristoranti. Lo prevede un emendamento al decreto milleproroghe (il governo porrà la questione di fiducia, che dovrebbe essere votata mercoledì 22 febbraio, con voto finale giovedì 23, ndr) approvato nelle Commissione Affari costituzionali e Bilancio del Senato. Fipe-Confcommercio esprime soddisfazione: “da sempre – dice in una nota – la Federazione si è espressa a favore di un nuovo approccio di valorizzazione degli spazi pubblici. Sin dalle fasi inziali dell’emergenza pandemica, infatti, Fipe ha lavorato per promuovere un nuovo modo di pensare i dehors, favorendo un cambiamento di paradigma da pura occupazione del suolo pubblico a una vera e propria riprogettazione urbana. Un ribaltamento dell’approccio che deriva anche dalle conseguenze del Covid-19, che ha profondamente cambiato la struttura dell’offerta dei pubblici esercizi: gli spazi esterni non sono un’appendice dell’attività, ma un modo nuovo di vivere la convivialità. Ora è il momento di mettersi al lavoro per rendere queste novità concrete e strutturali. Auspichiamo che il governo insieme alle amministrazioni e alle Soprintendenze siano al nostro fianco per consentire una nuova progettazione dello spazio pubblico che tenga conto del diritto delle imprese di lavorare, di quello dei cittadini di godere di spazi urbani di qualità e quello dei residenti di vivere in aree ordinate e fruibili”.
Sib: “la miniproroga serva per la soluzione definitiva”
“Prendiamo atto, con rispetto, della volontà della maggioranza di governo di emanare una miniproroga di un anno della scadenza delle concessioni e di cinque mesi per regolare le gare istituendo un tavolo per la mappatura. Si tratta, del resto, di termini di fatto già scaduti e ormai impossibili da rispettare sia per quanto riguarda l’emanazione dei decreti attuativi (che doveva avvenire entro il 27 febbraio), che per le decine di migliaia di gare che i Comuni avrebbero dovuto fare entro la fine di quest’anno”. Così dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio.
“Auspichiamo che questa miniproroga serva non per applicare norme ‘pasticciate e frettolose’, ma per adottare, finalmente, con il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, quella soluzione strutturale e definitiva annunciata giorni fa dal presidente Giorgia Meloni. Nell’interesse del Paese è necessario superare la disciplina varata dal precedente Governo che, a nostro avviso, presenta molteplici criticità foriere di gravi conflitti istituzionali, (come la pianificazione di esclusiva competenza regionale), e di un esteso contenzioso in danno dei Comuni (come la nullità degli atti già rilasciati)”, ha proseguito.
“Ci aspettiamo che tutti affrontino con senso di responsabilità e senza polemiche strumentali questa questione che – ha concluso il presidente del Sib – riguarda un modello di balneazione attrezzata che il mondo ci invidia, costituito da decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori che rischiano di perdere la propria azienda”.
Confcommercio: “servono interventi ulteriori a tutela delle imprese”

“Il decreto legge approvato dal Governo per prorogare alcuni termini legislativi contiene misure che si muovono nella giusta direzione, anche se occorrono interventi ulteriori e urgenti per salvaguardare la competitività delle imprese a fronte della crisi energetica in atto”. Così Confcommercio dopo l’audizione davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio del Senato, sul disegno di legge 452, il cosiddetto Milleproroghe.
“Crediamo si possa fare meglio e di più a cominciare dalla necessità di estendere la sterilizzazione degli oneri generali di sistema anche a tutte le utenze con potenza disponibile superiore ai 16,5 kilowatt, oggi invece escluse dal beneficio”, continua Confcommercio per la quale occorre anche “rendere realmente fruibili i crediti d’imposta energetici. Da una parte, infatti, si prorogano a settembre i termini per il loro utilizzo relativamente al terzo e quarto trimestre 2022 ma, dall’altra, si omette di posticipare l’obbligo di comunicazione dell’importo dei crediti all’Agenzia delle Entrate – che rimane fissato al 16 marzo 2023, pena la decadenza dal diritto alla fruizione dei predetti redditi – con ciò limitando la possibilità, per le imprese, di fruire dei benefici fiscali”. È quindi necessario “riallineare i termini legislativi o, quantomeno, abrogare la fattispecie sanzionatoria, vista anche la finalità meramente “ricognitiva” della comunicazione all’Agenzia delle Entrate”.
La Confederazione ha inoltre sollecitato la proroga, almeno per tutto il 2023, della data prevista per il superamento della maggior tutela di prezzo per le forniture di energia elettrica delle microimprese (con potenza pari o inferiore ai 15 kilowatt) – al pari di quanto disposto dal decreto-legge “aiuti quater” per i clienti domestici gas – unitamente all’estensione della sterilizzazione degli oneri generali di sistema anche a tutte le utenze con potenza disponibile superiore ai 16,5 kilowatt, oggi invece escluse dal beneficio.
Sono state richieste, infine, specifiche misure per aiutare le imprese a sostenere il proprio patrimonio ripartendo in più anni i maggiori oneri sull’energia. Nello specifico, per i soggetti che non adottano i principi contabili internazionali – limitatamente alle spese per l’energia elettrica sostenute, rispettivamente, nel 2022 e nel 2023 – la Confederazione ha ribadito la necessità di introdurre la possibilità di capitalizzare tali costi in bilancio in dieci quote annuali di ammortamento, ferma restando la deducibilità fiscale nei soli periodi d’imposta 2022 e 2023.