Spreco alimentare, “mettere al centro il valore del cibo”

Confcommercio ribadisce il suo impegno in occasione della “Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare”. Stoppani: “serve una forte azione di sensibilizzazione e informazione”.

Tutti gli operatori che offrono il servizio di asporto di cibo o bevande dovranno fare ricorso a una percentuale di imballaggi riutilizzabili pari al 20% entro il 2030 e all’80% entro il 2040. Lo prescrivono le norme europee che fissano come obiettivo (come indicato nell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile) quello di moltiplicare le buone pratiche quotidiane a partire dalla prevenzione e riduzione dello spreco nelle case, nella filiera di produzione, distribuzione e commercio del cibo, nella ristorazione, nelle mense, nei comportamenti e nelle abitudini di acquisto, gestione e conservazione. Il tema è stato all’ordine del giorno in occasione dell’undicesima “Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare” del 5 febbraio.

“Abbiamo confermato il nostro supporto all’Osservatorio Internazionale su Cibo e Sostenibilità non solo con l’intento di favorire l’attività di conoscenza e analisi svolta, ma anche per approfondire il fenomeno dello spreco alimentare nei settori economici che Confcommercio rappresenta. Per questo – ha affermato nell’occasione il vicepresidente vicario di Confcommercio Lino Enrico Stoppani – abbiamo voluto che il progetto dell’Osservatorio comprendesse una sezione riservata al fenomeno dello spreco alimentare nel commercio e nella ristorazione per rilevare non solo la percezione e i suggerimenti dei consumatori, ma anche la sensibilità e l’attenzione da parte degli imprenditori. Quello che serve è una forte azione di sensibilizzazione e informazione che metta al centro il valore del cibo. E in questo ambito le imprese della distribuzione e della ristorazione possono svolgere un ruolo importante, grazie alla prossimità che caratterizza il rapporto con i consumatori, favorendo il dialogo non solo sul piano commerciale ma anche su quello dell’etica”.

“La cattiva gestione del cibo – ha affermato da parte sua il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto – è una grave questione etica, con profonde ricadute sull’ambiente e sui costi energetici della nostra società. Quando parliamo di lotta allo spreco siamo pienamente all’interno della sfida climatica: per vincerla, anche in questo campo dobbiamo puntare sulle migliori pratiche che vengono dalle più diverse realtà produttive e sociali del Paese, che già oggi mettono in evidenza modelli vincenti lungo tutta la filiera”.

“Il governo – ha proseguito – continuerà a confrontarsi con le amministrazioni regionali e locali per una lotta allo spreco di cibo sempre più determinata. Già oggi l’Italia ha una legislazione avanzata su questo tema, che fornisce gli strumenti per limitare gli sprechi e donare cibo prossimo alla scadenza a chi ha più bisogno”.

Fonte: Confcommercio Imprese per l’Italia